Nel testo tratto dal libro “Dieci cose che ho imparato” Piero Angela affronta il tema del valore essenziale della creatività umana nella corsa verso l’innovazione. Questi ultimi anni, segnati soprattutto dalla pandemia e dalla guerra, hanno cambiato la storia dell’Italia e del mondo intero, spronando tutti a riflettere su temi quali la ricerca, l’innovazione, la produttività, il rilancio e la cultura. Personalmente condivido il pensiero dell’autore e, alla luce del mio percorso di vita e di studio, penso che sia opportuno “rivedere” la cultura tradizionale e porre una maggiore attenzione alle caratteristiche della società odierna che è in continua evoluzione. La conoscenza, in tale contesto, è la prima risorsa da coltivare per poter stare al passo con i cambiamenti repentini della realtà sociale. Se prendiamo in considerazione gli anni del dopoguerra in Italia, ci rendiamo subito conto che i pilastri che hanno portato all’affermazione della democrazia, nonché allo sviluppo economico e sociale, sono stati l’educazione, la scienza e la tecnologia. Grazie a questi tre fondamentali motori di crescita si è assistito a una moltiplicazione del reddito, all’incremento considerevole della popolazione, all’azzeramento quasi totale della mortalità infantile, all’emancipazione della donna e all’alfabetizzazione della quasi totalità della popolazione. A distanza di mezzo secolo circa però ci rendiamo conto di come le cose siano notevolmente cambiate e l’Italia stia vivendo un momento di difficoltà. In una società dove è di primaria importanza la ricchezza immateriale è necessario dare più spazio alla cultura e alla ricerca per stare al passo di una innovazione che è in continua evoluzione. Per questo, come sottolinea l’autore, oggi più che mai conta il ruolo di chi, in un sistema produttivo più innovativo e intelligente, ha una “marcia” in più. L’efficienza del sistema non può fondarsi solo ed esclusivamente sulle attività direttamente produttive ma deve necessariamente promuovere tutte quelle attività che producono ricchezza indirettamente. Non a caso Piero Angela ribadisce che il “sapere” costituisce l’80% della ricchezza dei Paesi più avanzati. Dati recenti purtroppo hanno dimostrato che in questo l’Italia pecca di competitività vera paesi più preparati a entrare in quella che è definita l’era moderna, l’era della digitalizzazione, della robotica e dell’intelligenza artificiale. Promuovere la creatività è dunque essenziale per “stare al passo coi tempi” La soluzione concreta allora non può che essere quella di ripartire dalle basi ossia dall’istruzione, dalla scuola perché è da essa che si forma quello che potremmo definire il “cervello, l’intelligenza del Paese”. La vera cultura è fatta dall’unione di materie scientifiche e umanistiche e per tale ragione bisognerebbe promuovere una formazione tale da realizzare un ideale bilanciamento tra esse. Per un vero progresso dell’umanità sono essenziali la certezza del metodo scientifico e la conoscenza intesa come cultura del sapere e solo investendo su questo si potrà rilanciare la società in linea con la nuova visione della realtà. Il migliore investimento allora sarà quello fatto in ricerca, innovazione e produttività, un investimento che permetterà sicuramente un maggiore rendimento in ogni ambito della società moderna
- Dom, 22 Dicembre 2024