La morte è una parte fondamentale della vita umana,che dona il senso stesso della vita,un tempo,una storia. Da sempre gli essere umani hanno cercato di dare un spiegazione,un senso a tutto ciò e si sono sempre chiesti se dopo vi fosse qualche altro luogo ad attendere i loro cari defunti. E’ anche vero però che mentre si ponevano queste domande la parte materiale,ovvero il cadavere rimaneva,quindi, cosa dovevano farsene? Prima di diventrare un accumulo putrefatto il cadavere è prima pur sempre una persona cara, un vero e proprio “resto d’umanità”. La sua carne trasuda ancora le esperienze personali e irripetibili vissute che lo hanno plasmato fino a quel momento,ogni dettaglio ci racconta qualcosa di esso dal fisico,dal vestiario,dalla pose che assume fino al taglio di capelli. Trovarsi davanti a qualcuno che ha perso la vita,che all’improvvisso ci è diventato estraneo,diverso quasi irriconoscibile dal nostro ricordo, ci da un senso di inquitudine,malinconia,repressione.Questo clima di emozioni ha come conseguenza una elusione della morte a livello individuale, per cercare di dimenticare che prima o poi moriremo e nascondiamo a noi stessi che alle persone a noi care (i nostri genitori,nonni o amici) prima o poi ci lasceranno. Il dilemma è dato dal fatto che la consapevolezza della morte rende noi medesimi consapevoli della nostra stessa finitudine e questo ci lascia straniti e terrorizzati. Fortunatamente come essere umani siamo dotati anche di empatia verso gli altri ed ecco che proprio qui entra in gioco la pietas,che fa si che ci immedesimiamo, sentiamo il bisogno di prenderci cura di qualcuno che vive un un momento di abbandono. Ma cosa accade fattivamente al momento del decesso di un individuo? Ebbene la società si trova ad affrontare un enorme trauma che deve essere gestito ritualmente. Tendiamo infatti sempre più ad illuderci che la morte sia sempre lontana, che il nostro corpo possa reagire ad ogni malattia batterica, virus ed incidente. Tant’è che infatti tendiamo a chiedere «di che cosa è morto?» come se la morte non fosse parte della vita, ma un evento causato da fattori esterni. La morte è difficile gestirla con la fredda logica. Ecco perché la forza di un rito funebre per iniziare a superare il lutto è fondamentale, poiché fa riferimento a quel mondo irrazionale che fino all’ultimo si è tenuto in disparte, soffocato, poiché si crede che solo la ragione possa gestire ogni fatto della vita. Ecco qui che entra in gioco la Tanatoprassi, che è l’insieme delle cure rivolte e del trattamento estetico delle salme., al fine di definire tutte quelle pratiche con cui viene trattato il cadavere per addomesticare o ostacolare i naturali processi di decomposizione del corpo. La parola deriva dal greco thanatos ‘morte’ e praxis ‘pratica’.Colui che svolge i trattamenti di tanatoprassi è il tanatoprattore. Il procedimento attuale di tanatoprassi è un metodo di conservazione temporanea e di presentazione del defunto. Si tratta in realtà di una iniezione intra-arteriosa di un liquido antisettico che disinfetta e conserva, ad una pressione abbastanza forte da farlo mescolare al sangue, la maggiore fonte di decomposizione. Viene praticato un drenaggio venoso seguito dal drenaggio delle cavità addominali e toraciche. Una volta che il sangue del sistema circolatorio è stato sostituito dalla soluzione conservativa,è il momento di occuparsi delle viscere interne.Per farlo si utilizza uno strumento chirurgico chiamato trocar,cioè una pompa di aspirazione collegata all’estremità con un tubo metallico che dall’ombelico va a perforare il ventre. Una volta che gli organi sono stati trattati è possibile iniettare anche nelle cavità il liquido di conservazione utilizzando sempre il trocar e la pompa elettrica. Con la chiusura dei fori e la cucitura dei tagli si chiude il procedimento di tanatoprassi. Ad esso segue poi una la fase finale della preparazione che comprende la vestizione e il trucco. La tanatoestetica è una branca della tanatoprassi che si occupa della cura dell’aspetto estetico del defunto. La prima fase inizia con una sorta di massaggio e di stretching esercitato sul corpo per rallentare il rigor mortis e facilitare le operazioni successive di vestizione e posizionamento della salma.Poi si procede alla disinfezione che ha come scopo eliminare il più possibile i batteri e gli agenti patogeni presenti sul cadavere. Questi trattamenti vengono completati con la vestizione,trucco e sistemazione del cadavere e dalle cure al viso che renderanno così alla famiglia un defunto “tranquillo e tranquillizzante”,una immagine serena che rimarrà per molto tempo nei loro ricordi,fondamentale per la società spaventata dallo scorrere inesorabile del tempo. Dopo la morte la cura del cadavere rompe l’esilio.Se per un periodo la vita di questa persona è stata priva di significato,con questo ultimo atto si dà significato alla sua morte ristabilendo in concreto,nel corpo, i suoi legami e la sua appartenenza alla società.
- Dom, 22 Dicembre 2024