Wheelchair power: la carrozzina da limite diventa opportunità

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by Gianfranco Marotta
Tempo di lettura: < 1 minuto

di Valentina Caucia

Cosa c’è di più leggiadro, aggraziato e delicato di un danzatore? Ed a cosa, invece, si associa l’immagine di una carrozzina? Magari elettronica, con pesanti batterie e una struttura ingombrante e goffa.

La carrozzina, nell’immaginario collettivo, è un limite, qualcosa di cui si ha addirittura soggezione: impossibile accostarla ad immagini positive di gioia, libertà, arte. Poi ci sono loro, i ballerini in carrozzina: spiriti belli, anime inquiete, che non permettono alla disabilità di privarli delle sensazioni che la danza può dare. Quando la musica attacca, le ruote diventano lame sottili sul ghiaccio, punte e mezzepunte su un palcoscenico, piedi nudi su un prato. Gli sguardi si incontrano, complici. I cuori accelerano, all’unisono. Le mani si cercano, si trovano, coinvolgono in un abbraccio corale. Cedete alla curiosità, provate ad oltrepassare le barriere emotive che la carrozzina evoca, lasciatevi affascinare dall’alchimia che questo sport genera. Vi si spalancherà un mondo di emozioni positive, resilienza, gioia cristallina. Prestazioni atletiche di livello assoluto. Estetica sopraffina. Il mondo che questi atleti meriterebbero nella loro quotidianità. Il mondo straordinario, che potrebbe, dovrebbe, essere ordinario. E, ne sono certa, sarà difficile trattenere una lacrima.

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